F.A.R.O. - Fase di Accoglienza Residenziale e Orientamento

E’ una fase Residenziale cui si accede dopo i colloqui preliminari e con invio del Sert d’appartendenza.

Il tempo varia da un minimo di un mese ad un massimo di tre mesi.
Tale fase è nata per poter consentire di dare un tempo ed uno spazio di tipo residenziale a diversi obiettivi:

permettere al soggetto di iniziare a creare uno spazio mentale per ripensare le sue difficoltà individuali all’interno del suo percorso di vita e della sua storia familiare, interrompendo l’uso delle sostanze e/o il comportamento compulsivo;
effettuare una valutazione diagnostica;
iniziare la dissuefazione dall’uso di sostanze, se necessaria;
stabilizzare un’ eventuale terapia farmacologica;
definire i progetti terapeutici individualizzati;

Strumenti sono:
per la Comunità
• colloqui psicodiagnostici individuali;
• somministrazione di test psicologici e questionari di autovalutazione;
• scheda familiare;
• osservazione clinica delle interazioni gruppali e del comportamento durante la vita quotidiana

per il Soggetto
• colloqui individuali, per iniziare ad entrare in contatto con le proprie emozioni ed acquisire maggiori capacità introspettive
• incontri familiari, per iniziare a ripensare le proprie difficoltà nella storia della proprio famiglia;
• incontri di gruppo a orientamento dinamico;
• incontri di automonitoraggio, a orientamento cognitivo-comportamentale.

L’utilizzo di momenti individuali e di gruppo ad orientamento dinamico, durante i quali verificare vissuti nei confronti di se stessi e del percorso, con una attenzione particolare alla implementazione della motivazione e della compliance, nonché alle aspettative nei confronti di se stessi e alla reale disponibilità a impegnarsi, rappresentano un aspetto fondamentale per gli esiti del percorso e per la ritenzione in trattamento.
Il gruppo ad orientamento cognitivo-comportamentale ha come focus l’acquisizione di consapevolezza circa emozioni e comportamenti che si presentano in occasione della messa in atto del comportamento d’abuso (con o senza sostanza).

La necessità di avviare un percorso tratta mentale con una fase così strutturata come il F.A.R.O. nasce dal come sia esperienza comune che spesso questa delicatissima fase della presa in carico è resa difficile dai continui agiti dei soggetti, dall’ansia delle famiglie, dalle pressioni di alcuni volontari che spesso costringono a risposte affrettate e non adeguate.
Inoltre il tipo di vita che il soggetto dipendente conduce solitamente impedisce sia di effettuare una diagnosi corretta, sia di stabilizzare una terapia farmacologica di disintossicazione o di sostegno adeguata.

E’ stata chiamata fase perché ci sembra importante sottolineare che la diagnosi, l’eventuale disintossicazione, la terapia farmacologia ed il progetto terapeutico e riabilitativo sono FASI di un unico processo, che può essere svolto in luoghi diversi, ma sempre tenendo d’occhio la visione d’insieme.

Non è inteso come Centro Crisi in quanto ci è sembrato opportuno sottolineare come la gestione della crisi d’astinenza sia secondaria rispetto alla relazione (terapeutica) all’interno della quale tale crisi viene affrontata: la crisi d’astinenza è un’occasione preziosa per entrare in contatto con il tossicodipendente nel momento di sua massima fragilità ed a partire dall’essere vicino nel momento della sofferenza fisica che ci sembra possibile tentare di costruire una relazione e quindi un progetto.
Lo “svezzamento” dalle sostanze richiama la situazione infantile di svezzamento, che era situazione di separazione, di rinuncia, ma anche di possibile sviluppo di nuove direzioni.

Crediamo perciò che il momento della disintossicazione sia un momento prezioso per ripercorrere il tragitto che dal dolore corporeo porta alla possibilità di esprimere un desiderio simbolizzabile.
Troppo spesso invece tale momento è stato “perso” dalle relazioni terapeutiche, svilito ad un mero problema farmacologico e/o caricato di aspetti punitivi.

Inoltre ribadiamo che l’obiettivo dell’inserimento nel F.A.R.O. non è unicamente la dissuefazione, ma può essere anche la stabilizzazione di una terapia farmacologia adeguata alle esigenze del soggetto in quel momento.
E’ sulla base anche di tali considerazioni, oltre che di tutte le considerazioni teoriche già espresse, che in comunità sono state rese possibili, ormai da dieci anni, le terapie di disintossicazione con il metadone, i piani di metadone a mantenimento, le terapie farmacologiche di sostegno.
Tali terapie sono valutate, prescritte e controllate dal servizio pubblico in stretta correlazione con la diagnosi effettuata e il progetto terapeutico.

Per concludere il F.A.R.O. può essere utilizzato in vari modi:
- come fase di accoglienza residenziale per permettere il processo diagnostico: può essere seguito dal passaggio negli altri Programmi oppure può essere seguito dalle dimissioni del ragazzo, affinché realizzi progetti terapeutici diversi da quelli comunitari e concordati con il servizio pubblico di invio. Riteniamo che anche in questo caso possa essere presente una valenza terapeutica nella relazione.
- come fase di stabilizzazione della terapia farmacologica (sia metadonica sia non metadonica) per poi poter definire un progetto successivo
- come momento di orientamento per soggetti in una fase motivazionale ancora non chiara (fase della contemplazione, o come sostegno ad una determinazione debole)
- come realizzazione di un progetto terapeutico breve di tipo focale su obiettivi definiti con il servizio di invio prima dell’ingresso;
- come ambientamento per progetti comunitari residenziali a più lungo termine quando lo si ritenga necessario